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Sicilia
Sicilia 1997

Fino a tre mesi prima non mi passava nemmeno per la testa:
invece, complice una serie di situazioni favorevoli (grande
estate... il '97) mi ritrovo con la moto dei miei sogni, e non solo
quella... Con quella comunque, e col compagno più
esperto, inizio la mia prima cavalcata.
Malcesine – Livorno (la mia prima Toscana... quante volte, poi...)
 – traghetto – Palermo – giro dell'isola e ritorno. Non male come
prospettiva. Saranno, alla fine, poco più di 2000 chilometri,
discreto inizio. Posto ponte, rigorosamente. Che significa dormire, vestiti, nel cinema. Ma sono solo 18 ore, e sono ancora ventenne.

Iniziare praticamente a Palermo la carriera motociclistica è un'impresa che ti fa crescere in fretta. Infatti, come primo impatto, non riesco ad uscire dal porto: il traffico è talmente caotico che le auto formano un tutt'uno. Dire poi che i semafori rossi non esistono, il casco neppure etc. etc. sa tanto di scontato luogo comune, perciò evito di accennarvi (è tutto vero, però)

Abbiamo quindi due centauri super attrezzati – giacca – casco – zaino sotto il sole siciliano. Ed è proprio sulla tristemente famosa tratta Palermo – Capaci che, tutto concentrato e teso per la mia prima autostrada vengo beffardamente superato a destra dalla famigliola in boxer canottiera e tutti assieme sulla lambretta. Si comincia a capire qualcosa dello stile del sud. Qualcosa di più impariamo a Monreale, dove giunti in visita al Duomo parcheggiamo le moto fra i sacchi di sabbia e gli elmetti dell'operazione "Vespri Siciliani". Pareva il massimo della sicurezza se non che passano due minuti ed un solerte vecchietto ci avvisa... "son vostre le moto?" "si" "nun le trovate al ritorno". Eseguiamo un giro del Duomo alla velocità della luce e rimettiamo le moto nel posto che ci par più sicuro: fra le nostre gambe. Destinazione Sferacavallo, paesino delizioso a due passi da Mondello, spiaggia "in" dei palermitani. E qui l'atmosfera si addolcisce di molto. 15 antipasti di pesce, o giù di li, ci riconciliano con i connazionali siciliani. E non basta: tempo, strade, paesaggi e siti archeologici che ci portano la Grecia in casa. La vacanza è decisamente al top. Proseguiamo il giro in senso antiorario dell'isola. Ci fermeremo dove ci piace, ma Siracusa, Agrigento e Taormina non possiamo perderle. Gela, invece, la passiamo di corsa. Non so perché, sarà stata l'atmosfera... A chi poi, passandoci davanti, non verrebbe la curiosità di fermarsi ad Aci Trezza. Dopo tutto quel che ci han detto su questi posti la tappa è d'obbligo. E la mangiata di pesce pure. Ecco allora che una rampa di scale un po' nascosta ci porta "in casa" di un solerte pescatore che, mostratoci il cesto delle prelibatezze del giorno, le mette ad una ad una ad arrostire sul fuoco. So solo una cosa: che prima o poi ritroverò quel posto, dovessi far resuscitare Verga per chiedere informazioni.

A proposito di resurrezioni: c'è un posto a Palermo, che resta impresso. Fin troppo. Si tratta dei sotterranei di un convento. Che c'è di strano? che sono strapieni di cadaveri mummificati, suddivisi per... professioni! Donne, uomini e bambini. E – vi assicuro – andarci da soli e vicini all’orario di chiusura mette ancor più suspence. Il solo pensare all'errore del guardiano che non si accorge di noi e chiude fa mummificare anche me. Un'ottima sceneggiatura per Dario Argento.

Abbiamo visto la Sicilia. Abbiamo conosciuto qualche siciliano. E l'abbiamo visto che è bella, e che ci si sta bene. Ma quel siciliano che sul traghetto del ritorno vuole - chissà poi perchè - a tutti i costi magnificarcela di tutto e di più, stile Paradiso Terrestre ed esempio di (non dico "onorata") ma perfettamente strutturata società ci lascia in bocca un sapore strano. Un po' come quando tentano di venderci qualcosa ad ogni costo. Forse perchè alla nostra domanda "dove va, in vacanza?" la risposta è "emigro... sotto ci sta la macchina con la robba e col treno sale tutta la famiglia...". I conti non tornano, quindi. Ma, chissà, magari piano piano... tutto s'aggiusta... S.

 

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Sicilia 2006

Tornare in Sicilia, perchè no? Dopotutto devo compensare il (fantastico) giro dell'anno scorso, quando vagavo in agosto tra le città tedesche munito di tuta antipioggia e giacca invernale. Stavolta non ce ne sarà bisogno: la temperatura malcesinese è già buona, quella siciliana sarà ottima. Bastano due email e una telefonata per combinare con Aurora's Travel un abbozzo di itinerario. Poi quattro clic su internet e biglietto della nave ed albergo palermitano si materializzano. Quante differenze - mi dico - rispetto a solo pochi anni fa: era il 1997. Non avevo il cellulare e internet collegava solo le università o poco più...


Anche la moto è diversa. Più aggressiva, più veloce. Quattro cilindri al posto di uno. Malcesine - Genova è una passeggiata. Sorpasso sull'autostrada, dalle parti di Brescia, un centauro capellone su un bolide Made in England con targa tedesca. Dita a V. Lo ritrovo, qualche ora più tardi, esattamente davanti a me nella fila per la stiva della "Excelsior". Hallo! gli dico tutto contento di poter sfoggiare il mio tedesco sempre meno sfruttato. "Hei, vai a Palèmmmo?" è la risposta chiaramente poco teutonica... Che bello, l'emigrante che ha fatto fortuna torna a casa per le ferie con la moto dei suoi sogni: ventottomila euro e seicento chilometri di vita. Sulla nave ho venti ore. Riepilogo i miei bagagli e mi preparo allo sbarco palermitano. Ho ancora in mente l'altra volta di quando, novello motociclista, nemmeno riuscii ad uscire dal porto travolto dal caos. Il cellulare è nulla: la vera novità del viaggio 2006 si chiama GPS, per gli amici Silvia, la voce amica che mi dovrà condurre diritto in hotel attraverso le strade palermitane. Programmo il tutto. L'attracco. Esco dal ventre della nave, moscerino fra i bisonti della strada. Nell'orecchio ho "silvia" che mi dice: "svolta a destra" "svolta a sinistra" mantieni la destra" "ritorna a sinistra" "inversione a U" "ricalcolo rotta"... Morale della favola, dopo un'ora sto ancora vagando grondante di sudore tra l'infernale traffico palermitano, mentre silvia mi vuole convincere ad ogni costo ad attraversare una piazza indiscutibilmente stracolma di bancarelle. Torno all'antico, e chiedo molto poco tecnologicamente al benzinaio. Ecco qua, un minuto e sono arrivato. Via Vittorio Emanuele. Bastava chiedere...

L'albergo è un paio di stanze nel pieno del centro storico. Li ci sono quaranta gradi, gli amici che mi aspettano, una bottiglia d'acqua e una doccia. Che si vuole di più dalla vita? La serata ci vede vagare tra i vicoli di una Palermo inaspettata, una piccola Harlem in mezzo a Palazzi e Chiese che ne testimoniano l'anima, la storia, la fede. Tappa obbligata, Monreale, il Duomo, i mosaici, aperitivo culturale prima del tuffo verso San Vito Lo Capo, spiagge caraibiche nostrane. Il binomio moto-auto, finora mai sperimentato, si rivela fantastico. Viaggio a casco aperto, libero dai bagagli, tra i cactus e gli oleandri di una sicilia assolata ma non ancora rovente, pronta ad accogliere milioni di presenze ma che ora si accontenta di noi e pochi altri. A Segesta riusciamo a sederci su pietre di duemilacinquecento anni fa tenute assieme da qualche ben fatta spruzzata di cemento contemporaneo. E Selinunte ci da le sensazioni di una Tulum casalinga, con i suoi templi fra l'azzurro del cielo e del mare. Sciacca, Agrigento, Noto, Siracusa. Tutto scorre come nei nostri progetti e ci proietta avanti e indietro di giorno dal passato dei greci e di sera al presente di Lippi & compagni. Vogliamo esagerare, e spingerci più a sud che più a sud non si può. Arriviamo allora a Capo Passero, la vera novità del giro 2006, un paese che non rinnega le sue radici ancora evidenti di pesca e agricoltura ma vuole con tutto se stesso dire al mondo che può fare turismo. E lo può fare, l'importante è iniziare. La cordialità della gente, il sole perenne, il mare onesto, pesci e gelati deliziosi. Questa è la base, le strutture verranno, meglio ancora se piano piano, perchè già si vedono neanche troppo all'orizzonte le grosse speculazioni di chi col turismo non ci sviluppa il territorio, ma solo il conto in banca, probabilmente svizzera. In bocca al lupo, simpatico piccolo Passero. I giorni passano veloci, saluto gli amici, i compagni di viaggio, gli indispensabili ciceroni di Storia & Cultura, come feci in kenia, come a cuba, con un "arrivederci a presto". Stavolta i bagagli ci sono tutti, e la honda taglia l'isola verso Piazza Armerina, poi Enna, poi Cefalù, passando da miriadi di paesini arroccati sulle alture che sono delle opere d'arte solo per come stanno assieme. A Cefalù sono di nuovo a casa. Negozi, bar, vetrine. Un Garda del Sud, con maxischermo in piazza per Italia-Germania. Piccola differenza col Garda: qui gli italiani sono in maggioranza. Schiacciante. Cosi come la vittoria che mi vede festeggiare fra motorini sfreccianti stracolmi di corpi e di bandiere come fossi a casa... solo millecinquecento chilometri più in giù. Grazie Sicilia, hai portato fortuna. E non sei cambiata. Nove anni per te non sono niente, mentre per me è cambiato tanto, quasi tutto. Chissà, la prossima volta! S
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