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Italytour


 Perchè no. Mi dico. Faccio un giretto per l'Italia. Intanto
metto insieme mentalmente luoghi e persone da visitare.
Saranno 2.300 chilometri, mi dice il computer. Un po' tantini, penso io.
Poi in moto, da solo, magari sembreranno anche di più. Previsione
sbagliata: alla fine i chilometri saranno ben 3.250, non sembreranno
troppi, e da solo starò molto poco. Scopro, lo dico anche se potrebbe apparire scontato, che l'Italia è probabilmente il più bel paese del mondo. Dico probabilmente per puro scrupolo... Ma potrei anche farne a meno, tanto lo sapevo già.
 E il bello inizio a gustarmelo non ancora dalle città d'arte, ma dagli Autogrill.
 Fermarsi ogni centocinquanta chilometri per il rifornimento può apparire seccante ma è - oltre che utile a schiena e posteriore del motociclista - enormemente istruttivo e stimolante. In quattro ore si attraversa il Veneto, l'Emilia, la Romagna, le Marche e l'Abruzzo. E, seppur in locali identici in tutto e per tutto cambiano solo loro: i veneti, gli emiliani, i romagnoli, i marchigiani e gli abruzzesi. Lo senti chiaramente dalla parlata, lo vedi dal comportamento, lo percepisci dagli atteggiamenti. Il viaggio inizia dunque osservando baristi e benzinai.
 La prima tappa è un paesone abruzzese. Abbastanza grande da essere -one. Abbastanza piccolo per essere un paese. Se ne sente, del resto, il clima. E' uno di quei paesi che fanno l'Italia. C'è ancora il piccolo negozio, ma fuori sono in agguato i centri commerciali. C'è il meccanico, la cartoleria, il piccolo cinema. Ci sono le mura intorno al centro storico. E le macchine e le moto dentro. Si comincia a vedere qualche vecchio modello fiat. E qualcuno gira in coppia sul motorino. Pochi azzardano senza casco. "Un garage per la moto, per favore", chiedo. "Non serve, alla moto stacci attento dalla Puglia in giù. Molto attento". Rivalità Centro-Sud o semplice esperienza? Non indago oltre. Mi fido. Basta autostrada. Basta Autogrill. Da adesso si percorre l'Italia statale e provinciale.
 Inizio dal Gargano, e apprendo che possono esistere indicazioni "Vieste 30 km" che, percorso qualche chilometro diventano "Vieste 35 km". Eppure non mi serve la bussola o il gps per sapere che sto andando avanti. Misteri d'Italia. Ma mi avevano avvertito.




Alla prima occasione di panorama straordinario foto di rito. Moto in posizione, casco sottobraccio, mi avvicino alla coppia di ciclisti per chiedere lo scatto e riconosco un forte accento trentino. "Sem da Trènt," i me dìs. Addio atmosfera. A 'sto punto pareva di esser sul Bondone... Vabbè... Elicotteri in volo, strade intasate. Polizia sopra la media. E' fuggito Vallanzasca? Silvio tradisce la Sardegna per la Puglia? O vittime delle partenze intelligenti? Niente di tutto questo: il giornale mi informa che si inaugura, proprio oggi, a S. Giovanni Rotondo la nuova basilica del nuovo Santo. Renzo Piano, addirittura (il progettista, non il Santo...). Probabilmente sono l'unico che si trova lì per puro caso... Ormai non serve più nemmeno la mappa. Basta lasciare il mare a sinistra e tutte le città pugliesi passano una ad una. Lecce per ultima e presto arrivo al mio paese-base. Esattamente nel centro del Salento - praticamente a 30 km da tutto -. Un paese davvero paese. C'è il negozio, il bar, la lavanderia... Nessun centro commerciale in agguato.
Solo la superstrada che te lo avvicina molto. Le case perlopiù bianche, quelle vecchie ma ancora dignitose strette strette fra loro. La gente all'aperto sulle sedie di plastica a chiacchierare. Qualche bella Cinquecento "vera". Qualche nobile 128. Le famigliole, padre madre e figlia sul motorino. Il casco rimpiazzato in toto dalle capigliature. Sono davvero a sud, adesso, presumo.
Qui poi, addirittura, si parla il griko. E non è una trovata pubblicitaria-turistica. Si parla ancora proprio nelle famiglie. Non un dialetto, ma una vera e propria lingua. Stranissimo da sentire.
 
E trovo un appartamentino carinissimo, nuovo nuovo, dove vengo a sapere, tra un misto di sopresa ed orgoglio, di essere l'unico nonchè primo cliente in assoluto. Sarò quindi viziato e coccolato per qualche giorno dalla signora con abbondanti colazioni, cesti di frutta, frigo sempre pieno.  Non son mai stato in Puglia, ma mi vien facile associare il Salento alla Sardegna.
I paesi dell'interno, le strade lunghe, diritte e poco trafficate, il sole a picco, il mare cristallino e le spiaggie sabbiose o scoscese. Ancora pochi turisti, e il primo bel sole della stagione. Troppo bello partire ogni mattina per una spiaggia diversa, tornare verso sera e ri-uscire per cena. Per tutto il Salento. Ma in dodici giorni ci deve stare tutto il giro, e sono a metà cammino. Lascio la vacanza marittima per quella cittadina. Destinazione Roma. Roma mi accoglie in un pomeriggio torrido a 40 gradi. O meglio non mi accoglie, nemmeno si accorge di me. Afa, casco integrale, giacca di pelle, zaino e prezzi degli alberghi creano una miscela esplosiva che innesca il primo e unico momento di nervosismo: "vedrai che mi tocca dormire chissàddove" dico ad un me stesso grondante di sudore barcollando per il centro fra traffico e turisti. Invece, colpo di fortuna, una signora forse impietosita forse abile commerciante mi concede quei 45 euro di sconto che, uniti al limite della mia sopportazione, mi fanno accettare una camera da 80 euro a notte...
"Beh, dopotutto sei in centro a Roma", ripeto al me stesso positivo.
"Come se i monumenti li avessero costruiti loro... son qua da 2000 anni e si son già ben ripagati" ribatte il me stesso negativo...Non lo so se Roma sia ancora caput mundi. Probabilmente, anzi certamente no.


Ma quando ci stai in mezzo capisci che lo è stata davvero.
E, ancora oggi, comprendi perchè i romani hanno da sempre quell'aria di superiorità che a volte può
apparire sfacciataggine. Sono, comunque, al centro d'Italia. E questa sensazione è nettissima: apri il Corriere (seppur milanese) e la metà degli articoli parla di fatti romani. Leggi i nomi delle strade, e quasi ognuno ti evoca un evento. Trovi la via Veneto dei film, via Margutta e Porta Portese delle canzoni, Botteghe Oscure e Piazza del Gesù dei telegiornali di quando ero piccolo, la via Panisperna dei ragazzi atomici, le tristemente famose via Rasella e via Caetani. Mi ci trovo in mezzo, senza nemmeno cercare.
Ogni targa è una sorpresa.
Feste, mostre, concerti, dibattiti. In tre giorni non posso nemmeno permettermi di cercare dove siano, sebbene siano dappertutto.
Opto per tre giorni a piedi direzione ovunque. E se mi perdo, tanto meglio. Infatti mi perdo spesso e volentieri tra i turisti giapponesi con le borse delle boutique e quelli americani col loro dollaro fiacco. Non son gli americani della Dolce Vita. Attenzione. Nemmeno gli italiani posson far gli Americani, anche se i listini dei ristoranti sembrano il Nasdaq dei tempi d'oro. Che qui invece sia tutto immutato? Chissà, forse è vero: Roma, città Eterna. 
 
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